(di Massimo De Simoni)
Le dimissioni di Luigi Di Maio da “capo politico” del Movimento 5 Stelle sono arrivate in un momento delicato, vista l’imminente scadenza elettorale regionale di Emilia Romagna e Calabria.
E’ difficile giustificare la fretta di questa scelta, visto che un eventuale insuccesso pentastellato non metterebbe Di Maio al riparo da critiche solo perché dimessosi quattro giorni prima del voto; anzi, l’abbandono della nave che affonda si configura a tutti gli effetti come un’ulteriore responsabilità. Perché allora questa fuga repentina?
E’ possibile che Di Maio abbia voluto compiere (ancora una volta) un gesto che – alla vigilia dell’importante appuntamento elettorale – indebolisse la maggioranza di governo nella forma e nella sostanza, facendo di fatto un favore agli avversari della destra ed in particolare a Salvini, che non ha perso un secondo per cominciare a denunciare la debolezza proprio di governo e maggioranza.
Il ritorno ad un sostanziale bipolarismo del quadro politico nazionale, le contestazioni interne e le continue defezioni di parlamentari e militanti stanno creando per il M5S una condizione difficile per la sopravvivenza del Movimento come “forza di governo” e “forza anti-sistema” al tempo stesso.
E’ infatti facile immaginare soluzioni per problemi che non si è chiamati a risolvere o dare ragione a tutte le parti in causa, ma ben altra cosa è governare o amministrare; e i cinque stelle lo stanno imparando a spese loro (e purtroppo anche degli italiani) con le esperienze di governo nazionale e di amministrazione locale.
Chiudo tornando al titolo perché (prima che qualcuno pensi ad altre rime!) la chiusura della frase è “…ha paura della botta”.