(di Massimo De Simoni)
Nella piazza di San Giovanni a Roma sono stato tra le cosiddette “sardine” in quella bella e pacifica manifestazione, che ha registrato una grande partecipazione di cittadini (italiani e non) di tutte le fasce di età e di diversa provenienza territoriale, dal centro alla periferia. Persone che avevano voglia di essere lì per testimoniare la loro vicinanza a chi ha avuto il coraggio di dare voce al pensiero dei tanti che nell’era “salvinista” credono sempre nei valori dell’antifascismo, dell’antirazzismo e del rispetto del prossimo, indipendentemente dalla cultura e dalla storia di appartenenza o di provenienza.
I mezzi d’informazione più conformisti ed aggressivi sono subito partiti all’attacco di questi giovani, alcuni chiedendosi quali proposte abbiano per risolvere gli annosi problemi del paese (un movimento che è in piazza da un mese??), altri cercando di inquadrarli in qualche schema tradizionale che li rendesse meno inafferrabili di come appaiono; quindi hanno iniziato a formulare ipotesi su future candidature, liste, coalizioni elettorali ecc., per poi concludere con la più scontata delle domande, “chi ci sarà dietro queste sardine?”. Scoprire che non ci sono dietro i soliti “poteri forti” potrebbe essere una cocente delusione per questi “giornalisti d’assalto a comando”, ma è quella la risposta più vera e plausibile.
Del resto è facile immaginare che la maggior parte degli italiani non sia affatto convinto dalle sparate salviniane visto che i consensi della Lega si attestano stabilmente intorno ad un terzo dei votanti e rappresentano quindi una percentuale tra il 15 e il 16% degli elettori (i votanti sono ormai poco più della metà degli aventi diritto).
Le sardine hanno il grande merito di aver scoperto il bluff di chi – con ostentata sicurezza – si arroga il diritto di parlare in nome degli italiani e le loro piazze ci dicono che c’è un’Italia che crede nei valori che sono alla base della nostra Costituzione.