(di Massimo De Simoni)
Da più di un anno nel Municipio VII di Roma assistiamo ad una progressiva azione di allontanamento della Presidente Lozzi dalla Sindaca Raggi; quasi un ripudio e un’ammissione di fallimento politico. In prima battuta si potrebbe commentare con un “meglio tardi che mai”, soprattutto da chi la Raggi non l’ha votata né l’ha mai giustificata per il disastro nel quale ha lasciato precipitare la Capitale.
Si potrebbe aggiungere che cambiare idea è sempre possibile ed avvolte anche auspicabile, senza malignare sulla convenienza del cambiamento di posizione politica; perché anche all’osservatore più distratto non sfugge che oggi prendere le distanze dalla Sindaca Raggi è molto comodo e fin troppo conveniente.
“Roma è uno schifo e siamo tutti colpevoli” affermava la Presidente Lozzi il 16 gennaio 2019; “Emergenza rifiuti, Comune e Ama non hanno fatto niente” sempre la Lozzi (11 ottobre 2019), insieme ad altre occasioni che la Presidente non ha perso per scagliarsi contro la Sindaca e la Giunta Capitolina (chiusura della scuola a Statuario, degrado Terminal Anagnina ed altro).
Ora è difficile capire come un tale conflitto si possa conciliare con un doppio rimpasto che vede un assessore (Veronica Mammì) spostata dalla squadra municipale della Lozzi direttamente alla Giunta Comunale della Raggi.
Ma sarà ancora più importante capire come si comporterà la maggioranza municipale cinque stelle in occasione di appuntamenti che misurano in modo chiaro ed inequivocabile la condivisione o meno di un’azione politica; ad esempio è sul prossimo bilancio preventivo che la Presidente e la maggioranza che la sostiene in consiglio potranno rendere un po’ più credibili i loro “mea culpa” e le prese di distanza dall’Amministrazione comunale, dimostrando che siamo in presenza di una vera rottura politica e non solo di furbizie per cercare di conservare i consensi. A quel punto – nonostante la perdurante differenza tra chi la Raggi la votò e chi non la votò – si potrà convenire sul “meglio tardi che mai”.