(di Massimo De Simoni)
Quando si apre una trattativa politica la tentazione delle parti intorno al tavolo è quella di porre all’ordine del giorno numerose questioni, anche al fine di valorizzare ciascuno le proprie specificità e priorità.
Nel caso della trattativa in corso per cercare di dare un nuovo governo al Paese, l’oggetto appare ben diverso da un normale programma di governo con elenco di cose da realizzare e provvedimenti da tradurre in legge. In questa situazione – senza sottovalutare le tante cose da fare per il Paese – la vera posta in gioco è la necessità di evitare un pericoloso scivolamento verso una deriva autoritaria.
Questo, prima e sopra ogni altra questione, è il vero obiettivo per il quale devono lavorare le due forze politiche che si stanno confrontando in questi giorni che ci separano dal secondo giro di consultazioni al Quirinale; se questo è riconosciuto come obiettivo principale, il resto è di conseguenza una subordinata cominciando dalla guida del governo fino alla riduzione del numero di parlamentari.
Un Conte-bis non dovrebbe scandalizzare più di tanto, visto che il Premier uscente è oggi una delle punte più avanzate del fronte anti-Salvini; la riduzione del numero dei parlamentari ha il grande limite di essere un tipico provvedimento populista da “specchietto per le allodole”, ovvero uno “scalpo” offerto agli italiani meno avveduti, senza che ciò risulti decisivo per alcunché vista l’assoluta inconsistenza ed impercettibilità del risparmio; ma oggi (come sappiamo) il percepito conta più del reale.
Sarebbe risultata molto più incisiva (in termini economici e di funzionalità istituzionale) l’abolizione di una delle due camere, come proposto con la parziale modifica della Costituzione poi bocciata con il famoso referendum del 4 dicembre 2016; purtroppo in quel frangente il voto degli italiani fu determinato in minima parte dal merito del quesito referendario.
Ciò nonostante la riduzione del numero dei parlamentari avrebbe l’importante funzione di rendere obbligatoria una modifica della legge elettorale fornendo l’opportunità di recuperare un sistema proporzionale puro che ci metterebbe al riparo da tentazioni di involuzioni autoritarie, visto che ancora oggi c’è chi pretenderebbe di avere “i pieni poteri”.