(di Massimo De Simoni)
Voglio precisare in premessa che – a parere dello scrivente – l’attuale governo prima va a casa e meglio è per tutti.
Detto ciò, anche per chiudere un’esperienza di governo decretando la fine di una maggioranza parlamentare sono richiesti comportamenti e valutazioni all’insegna della responsabilità per la salvaguardia degli interessi reali degli italiani; si, proprio di quegli italiani che vengono continuamente e strumentalmente citati negli slogan e nei comizi.
Ma come i fatti di queste ore stanno dimostrando, davanti alla possibilità di aumentare il numero dei propri parlamentari e quindi delle poltrone di potere e di governo, non si esita ad aprire una crisi politica in un momento tale che metterà l’Italia nella condizione di non poter varare la propria legge di bilancio per il 2020, precipitandoci inevitabilmente nell’esercizio finanziario provvisorio a partire dal prossimo mese di gennaio, con conseguente peggioramento dello spread e di tutti gli indicatori economici correlati.
Esercizio provvisorio significa impossibilità di programmare nuove spese, investimenti ed altri provvedimenti di politica finanziaria; in buona sostanza una paralisi economica per un paese come il nostro che è già oggi a “crescita zero”.
Ma attenzione perché questo non è frutto solo di irresponsabilità, ma anche di lucido e furbesco calcolo per sottrarsi alla scrittura della nuova legge di bilancio con la quale gli italiani (sempre gli stessi italiani di slogan e comizi!) saranno chiamati a pagare il conto e i debiti generati dalle scempiaggini di questi tredici mesi di governo giallo-verde; in altre parole mentre l’IVA aumenterà, chi da mesi (e segnatamente prima delle elezioni europee) aveva garantito il contrario starà fuori dal governo, magari a dare spettacolo su qualche spiaggia.
La crisi in questo momento è altresì un espediente per sottrarsi alle spiegazioni che Salvini non vuole dare sui suoi “affari russi” e per smarcarsi rispetto all’imbarazzante doppiogiochismo esibito in politica estera; Salvini ha aperto la crisi cogliendo l’occasione offertagli dai Cinque stelle che mercoledi 7 agosto si sono suicidati politicamente presentando al Senato un documento sulla TAV dall’esito scontato che li ha definitivamente isolati.
E’ una miscela di dabbenaggine e spregiudicatezza che si traduce in una intollerabile presa in giro per il Paese e per gli italiani, che meritano più rispetto e meno citazioni ormai retoriche e stucchevoli.