(di Massimo De Simoni)
Abbiamo da poco festeggiato il Natale 2020 caratterizzato dalle restrizioni dettate dall’emergenza-Covid, come peraltro accaduto nell’anno che abbiamo ormai alle nostre spalle; le misure restrittive sono state per taluni l’occasione per delle polemiche, assolutamente non necessarie, in relazione all’anticipazione degli orari delle funzioni religiose e la conseguente impossibilità di celebrare la cosiddetta “Messa di mezzanotte”.
E’ stato chiaro fin dall’inizio che chi alimentava questo tipo di polemica commetteva l’errore (nella migliore delle ipotesi) di anteporre la forma alla sostanza, oppure (nell’ipotesi peggiore, ma anche più verosimile) che fosse mosso da motivazioni strumentali e funzionali a ben altri obiettivi.
Le celebrazioni religiose hanno lo scopo di dare forma e contenuto liturgico al ricordo di un evento che per i credenti ha cambiato il corso della storia del mondo e il destino dell’umanità; l’importanza ed il significato di tale evento non sono affatto condizionati da un orario preciso.
La notte in senso liturgico è infatti ricompresa tra le 18 della sera e le 6 del mattino successivo e la parola “mezzanotte” individua l’ora in cui la metà oscura del ciclo quotidiano è al suo culmine; la Messa celebrata a ridosso del Vespro (convenzionalmente collocato alle 18) è quindi a tutti gli effetti una celebrazione per la Vigilia del Santo Natale. In questo senso ci aiuta la sintesi di Padre Antonio Spadaro: “Il dato simbolico importante per la celebrazione della notte non è dunque l’orario esatto, ma il fatto che si celebri quando non c’è luce, quando è buio; questo proprio per rendere evidente il senso simbolico della festa”. E’ molto probabile che la celebrazione di mezzanotte si sia affermata nella consuetudine natalizia anche per lasciare spazio alla tradizione (non mistica) del cenone della Vigilia.
Una considerazione finale ci porta a dire che Gesù può nascere per noi ogni giorno dell’anno, solo che ci sia in noi stessi la volontà di farlo essere realmente presente nella nostra vita, con i gesti e le scelte quotidiane. L’augurio che ci facciamo è che il 2021 possa essere una nuova occasione per interrogarci sulle questioni di carattere sostanziale anziché attardarci in inutili formalismi.