(di Massimo De Simoni)
In queste giornate segnate da angoscia e preoccupazione per le vittime del virus assistiamo allo spettacolo messo in scena dagli scandalizzati con la memoria corta.
E’ molto frequente ascoltare lezioni sull’organizzazione del nostro sistema sanitario e su come si sia sbagliato nel fare operazioni di contenimento della spesa sanitaria; fin troppo facile, verrebbe da dire, soprattutto in piena emergenza epidemiologica!
Non è infatti utile fare valutazioni che potrebbero risultare perfino banali e scontate, ma è invece necessario ricordare come il contenimento di alcune spese (sanità, istruzione, sicurezza e assistenza sociale) sia il risultato di scelte che per tanti anni hanno messo al centro dei programmi politici il taglio delle tasse con l’immancabile contorno di sanatorie e condoni per strizzare l’occhio a chi le imposte non le paga o non le paga fino in fondo.
La riduzione delle tasse è un argomento che – seppure con modalità diverse – ha affascinato l’intero schieramento politico da destra a sinistra ed è bene non dimenticare che il consenso elettorale di tanti italiani ha premiato le proposte politiche che andavano proprio in quella direzione.
La prima crociata anti-tasse inizia a metà degli anni novanta con l’entrata in scena di Berlusconi e con le sue giustificazioni morali a chi evadeva, in virtù dell’elevata pressione fiscale (anche in questo caso, “fin troppo facile”!).
Ogni condono doveva essere “l’ultimo condono” per poi tornare a “pagare tutti per pagare meno”; peccato che poi (aldilà degli annunci) l’evasione è continuata, i condoni si sono ripetuti e il gettito fiscale è diminuito.
Il centrosinistra – va detto anche questo – ha commesso l’errore di inseguire la destra sullo stesso terreno della riduzione delle tasse, determinando un inevitabile taglio di servizi pubblici che ha penalizzato le fasce più deboli della popolazione impossibilitate a ricorrere al sistema privato per sanità, istruzione, trasporti ed altre necessità.
Poi ogni tanto qualcuno si sveglia di soprassalto e scopre che sarebbe stato meglio investire maggiormente su sanità, ricerca, università ed altro; ma nessuno spiega con quali risorse e soprattutto come questo si concilierebbe con le proposte di riduzione delle imposte. Oggi, ovviamente, è il turno della sanità!
Allora è bene chiarire che il “senno di poi” sulla sanità non serve e diventa addirittura irritante se viene proposto da chi lo scorso anno si vantava per aver fatto l’ennesimo condono fiscale (la cosiddetta “pace fiscale” leghista) e parlava di flat-tax per far pagare meno tasse a chi guadagna di più.
Nel dopo-virus cambieranno diverse cose nell’organizzazione sociale e politica dei nostri paesi. Per il momento, un po’ di silenzio e un sussulto di decenza sarebbero auspicabili.